L'ANTICO PORTO DI METAPONTO







Le Duc De Luynes, F.J.Debacq: "Mètaponte", Paris, 1833






Le Duc De Luynes, F.J.Debacq: "Mètaponte", Paris, 1833








"Scendemmo infine dalle parti del mare vicino ad una palude dove era l'antico porto di Metaponto che, secondo le apparenze, doveva essere separato dalla città; si dice da una strada simile alla via Appia che giungeva a Brindisi. Attraversando la città, vi si individuavano ancora i resti di questo antico selciato, ma allora era tutto coperto di sabbia trasportata dal vento. Il porto di Metaponto, per quanto è possibile vedere, descriveva un grande ovale nel quale il mare entrava attraverso un largo canale di duecentocinquanta tese. Se ne può ancora individuare la forma, ma è totalmente colmo di sabbia. Il porto stesso resterebbe a secco se il mare, durante le burrasche, non vi riversasse o rinnovasse l'acqua ogni tanto. Si dice che d'estate, in periodo di siccità, vi si scorgano ancora alcune antiche costruzioni, come pure gli anelli dove s'attraccavano le navi. Ma quando vi giungemmo, l'acqua del mare ne aveva formato un lago o una palude, era popolato da una così grande quantità di beccaccini e di altri uccelli fluviali che, in un quarto d'ora, riuscimmo a fare provvisite di selvaggina per parecchi giorni. Questo porto che non è stato mai famoso, era interessante per noi, a causa della città di Metaponto alla quale apparteneva e che era senza dubbio una delle più grandi e celebri città della Magna Grecia; a volte amica ed a volte nemica di Taranto, finì col seguirne le sorti al tempo di Annibale il quale, abbandonandola, costrinse gli abitanti a seguirlo nella ritirata. Non si sa peraltro quando Metaponto fu distrutta e se lo era già stata quando Fabio conquistò Taranto. Non fu poi più ricostruita nonostante la bellezza della sua posizione, che assomiglia in qualche modo a quella di Capua ma che è ben superiore a questa stante la sua maggiore vicinanza al mare. Lasciammo i ruderi di Metaponto alle nove di mattino e fummo costretti ad imbarcarci con un vento sfavorevole che non ci impedì di arrivare in sei ore alla Torre di Policoro".
Da: Jean-Claude Richrad Abbé De Saint-Non: "Voyage pittoresque ou Description des Royannes de Naples et de Sicilie". Tomo III, pag. 59-60, Paris, 1781-1786


Lago di Santa Palagina ossia il porto di Metaponto.

Indubitamente il porto della città di Metaponto era il Lago di Santa Palagina ora divenuto, più che lago, uno stagno, ma nei tempi antichi comunicante col mare, anzi formante una insenatura del mare, attissima al ricovero delle navi. La superficie è di ettari 14,52; la lunghezza 1500 metri; la profondità al presente è da 0,50 a 2 metri; ma in antico doveva avere molto più fondo capace di ancoraggio per le navi.
A questa insenatura del mare devesi la scelta del luogo per la costruzione della città. Sia che Metaponto fosse città novella formata esclusivamente di coloni greci, sia un incremento a coloni preesistenti ed ai quali si soprappose la gente greca, certo che questo luogo meravigliosamente si adattava al sito di una colonia greca, atteso le facili comunicazioni colle altre città Italiote e con la madre Patria, e la sua favorevole difesa pei due fiumi, navigabili alla foce, che lo bagnano.
Vuolsi che alle sponde di questo lago vi fossero delle fondazioni di fabbriche. La cosa è probabile anzi esser deve una certezza: lo asseriscono vari scrittori, e persone antiche del luogo ricordano che tanti anni dietro qualche cosa di fabbrica si vedeva.
Però io per quanti saggi avessi praticato, non una pietra ho rinvenuto. Premetto che il luogo è disagevolissimo per fare proficuamente degli scavi, in quanto che sorge acqua in qualunque punto delle sue sponde. Forse il tempo per fare efficacemente queste osservazioni sarebbe l'està, allorchè il lago insecca, ma allora vi regna sovrana la febbre, malefica quivi più che in altro luogo maremmano e paludoso d'Italia.
Pare possibile che questo porto comunicasse colla città, mercè qualche stagno o canale, di cui ancora si vede l'avvallamento. Però, come ho detto, in questi avvallamenti ho praticato degli scavi, ma inutilmente, non avendo rinvenuto opere murate o strato di terreno da far supporre la colmatura di un canale.
Da: Michele Lacava: "Metaponto". Napoli, 1891 pag 94-95.



GIARDINO LILIANA: "Il porto di Metaponto in età imperiale. Topografia e materiali ceramici". In: "Studi di Antichità" Università di Lecce, Dipartimento di Scienze dell'Antichità. 4, pag. 5-36, 1983


METAPONTO